CHI SIAMO

INDICE

REDAZIONE

CONTATTI



Tutti i quotidiani hanno una rubrica in cui vengono ospitate le opinioni dei lettori, la famosa: “Lettere al direttore”, un esempio di cosa voglia dire democrazia; di ogni evento, accadimento, modo di essere, sono esposte le più diverse opinioni che si possono però riassumere in due grandi gruppi: quelli in accordo con chi governa e quelli in accordo con chi sta all’opposizione.

Nulla di più democratico e pluralista, a prima vista: vi sono espressi i pareri bianchi, rossi e neri, cosa si può chiedere di più? I pareri viola.



Sì, mancano i pareri viola, viola come il colore che nel mondo dello spettacolo è innominabile, improponibile, tabù.

Fatto è che un certo tipo di lettere non viene mai pubblicato anche se scritto bene e a proposito. Perché? Perché sono viola, perché toccano punti che non si devono e non si possono toccare, i punti dell’ordine precostituito.

Luoghi che pur non essendo universalmente condivisi, anzi da molti disconosciuti, vengono ritenuti apodittici e, come per un tacito accordo, non possono e non devono essere messi in discussione per alcun motivo. La visione di certi aspetti della Religione (metterli in discussione), dell’Educazione (proporre metodi educativi che si discostano dalla linea ufficiale del momento), dello Sport (di come venga ben volentieri tollerato un certo tipo di tifo), sono alcuni dei contenuti di certe lettere viola. Se le lettere vengono poi indirizzate ad un giornale politico, allora viola sono anche quelle che intaccano o potrebbero intaccare ciò che rappresenta la linea del partito. Probabilmente nessun direttore di giornale gradirà avallare pubblicamente questa opinione, ma i fatti mi inducono a pensare che difficilmente un giornale sfugga a questa legge.

Certamente non sta a me decidere quali siano le lettere meritevoli di pubblicazione, ogni giornale segue le sue linee guida, ma ritengo che se un’opinione è il frutto di un ragionamento e adduce argomenti validi per essere presa in considerazione, debba anch’essa avere il diritto di essere pubblicata alla stessa stregua delle altre, anche se in disaccordo con le linee di pensiero che si vogliono “consigliare”. Saranno poi i lettori a trarre le inferenze del caso, altrimenti rimarrà sempre solo l’illusione di una libertà d’espressione.

Questa nuova rivista vuole anche essere un laboratorio e scostarsi dalla politica della maggior parte delle altre testate. Crediamo che per avere una visione multiprospettica e produttiva sia necessario dare voce ai diversi punti di vista che ci verranno proposti e di pubblicare quindi anche le lettere viola. Naturalmente nel rispetto dell’etica e senza offesa per alcuno.



Torna indietro

L'accento di Socrate