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Pensare a colori....in medio stat virtus!



Capita a noi tutti di pensare, di fronte a certe esternazioni di politici o di uomini impegnati: “Ma quello non ha nulla cui pensare?” Così credo lo abbiamo detto o pensato anche leggendo una notizia che intorno a Natale, provenendo da Londra, ha fatto il giro del mondo e cioé che addirittura il sottosegretario alla giustizia londinese, la laburista Bridget Prentice, abbia appoggiato quella campagna ...


(che non si sa come e da dove sia partita) è contro i regali rosa. Sì, avete letto bene, i regali che tanto piacciono alle nostre figlie, ma anche a noi stesse, confessiamolo. Motivo? Il colore è sessista, che poi, a volerla dire fino in fondo, non so dove voglia andare a parare. Anzi dove vogliano andare a parare? Sì, perché sono oltre 2000 i pinkstinkers che vedono nel rosa il segno della passività. Ma non sono una novità, questi signori ogni anno si battono contro il pink, anche se solo nell’era di Internet hanno avuto la visibilità che cercavano. La loro crociata si riassume in un invito ai genitori a boicottate i negozi che propongono Barbie, giocattoli, abitini, trucchi, fiocchi rosa, abitini alla Paris Hilton (…va be‘, su quest‘ultima potremmo anche essere d‘accordo….).

Ma il rosa è un colore che amiamo da sempre, che sta profondamente nel nostro cuore, che messe davanti ad una tavolozza quasi tutte le bambine (e le donne) lo scelgono come colore preferito; ed inoltre, non ci inculcano fin da bambini che il rosa è il colore delle femmine e l’azzurro quello dei maschi? A partire dal fiocco che annuncia una nascita, ai grembiuli dell’asilo, ecc, siamo abituati a pensare che tutto è da sempre “azzurro” per i maschi e “rosa” per le femmine. Ed ora, invece, sembra che il rosa stia ad indicare sottomissione, per il semplice fatto che esalta la bellezza, a scapito dell'intelligenza.

I giornali inglesi si sono scatenati con sondaggi e test, chiedendosi alla fine se la Prentice tra i suoi regali di Natale da piccola ricevesse camioncini o bambole, e dal canto nostro siamo certi che il premio Nobel Montalcini abbia, come tutte le bambine, giocato con le bambole, indossato il grembiulino rosa (in voga alla sua epoca) e messo dei fiocchi nei capelli, divenendo, nonostante questo, quella grande studiosa che è.

Concordiamo dunque con Daily Telegraph, quando scrive: ”Non sta scritto da nessuna parte che una bambina cresciuta con le bambole e i vestitini rosa non possa diventare una grande scienziata o una grande scrittrice. L' apparenza o la sostanza, la stupidità o l'intelligenza non dipendono dal colore. Forse contano di più l'equilibrio e l'educazione familiare”.

*Giuliana Pedroli, giornalista ed esperta di comunicazione (2010)




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L'accento di Socrate