CHI SIAMO

ARCHIVIO

REDAZIONE/CONTATTI/COLLABORA


L'inganno di Mercurio



Nel testo “Come io vedo il mondo”, che racchiude alcuni tratti del pensiero di Albert Einstein, è possibile leggere: ”Gli organi d’informazione di un paese, in quindici giorni sono in grado di produrre nel popolo cieco ed ignorante un tale stato di esasperazione e di eccitazione da indurlo ad indossare una divisa militare ed andare ad uccidere e a farsi uccidere per permettere a ignoti affaristi di realizzare i loro ignobili piani”. Se la forza della propaganda è sempre stata immensa, anche ai tempi in cui l’uso dei mass media era molto ridotto rispetto ad ora, adesso è sterminata, la propaganda politica e la pubblicità sono in grado di far credere qualunque cosa anche alle persone meno ingenue.

In questo mio breve spazio vorrei limitarmi alla sola pubblicità commerciale, quella che ci permette di “scegliere” un prodotto anziché un altro e finché si limitasse a ciò non ci sarebbe molto da obiettare, le obiezioni iniziano a sorgere quando essa esorbita da questo campo ed invade quello della conoscenza: quando cioè vuole fare credere ciò che non è, e quando faccio una simile asserzione, intendo dire quando mente spudoratamente.

La pubblicità comparativa, valido strumento a favore del consumatore, sebbene sia permessa ormai da alcuni anni, in Italia, a parte qualche rarissimo caso che tuttavia non fa testo, è pressoché assente. Ognuno potrebbe dire: “Gustate i miei prodotti che sono fatti esclusivamente con ingredienti genuini e non quelli di Tizio scadenti e nocivi per la salute (ed elenca le motivazioni) ” però non lo fa.

Perché? Il motivo è che tutti i produttori, per esempio quelli di prodotti da forno, attingono certe materie prime (in questo caso oli e grassi vegetali) alle stesse fonti, gli interessi in gioco sono talmente alti che nessuno vuole rinunciarvi e di conseguenza nessuno o quasi può permettersi di criticare la concorrenza e anche se ci fosse qualcuno in grado di farlo non lo fa per un quieto vivere.

La dicitura “con olio extra vergine d’oliva” se nell’etichetta viene scritta dopo oli vegetali ed olio d’oliva vuol dire che l’olio extra vergine glielo hanno fatto solo vedere. Adesso c’è anche l’usanza di spacciare olio d’oliva composto da oli d’oliva raffinati che non sono altro che olio lampante, buono per accendere i lumi, raffinato chimicamente!

La stragrande maggioranza dei consumatori non legge le etichette e, quando le legge, non è in grado di comprenderle a fondo. Per esempio non tutti, sempre fra quei pochi che le leggono, sono a conoscenza che i vari ingredienti vengono scritti in ordine decrescente e che vi sono alcune parole che già di per sé stesse dovrebbero mettere in guardia e sconsigliare l’acquisto di certi prodotti. “Raffinato” termine che fa pensare appunto a qualcosa di fine e raffinato significa invece che quel tale prodotto alimentare, qualunque esso sia, se non fosse stato sottoposto ad un processo di raffinazione chimica sarebbe immangiabile, per avere un’idea provate a visitare una fabbrica di margarine.

Ci vogliono fare credere che gli oli di palma e di cocco siano eccellenti, tanto che li impiegano nei prodotti per l’infanzia, ma lo sono per “incrostare” le arterie, in realtà sono oli che dovrebbero essere impiegati solo per usi non alimentari come i saponi in genere, ma il loro basso costo e la loro buona resa organolettica, fanno sì che vengano preferiti dalle industrie alimentari ai migliori, ma molto più costosi, oli extravergini d’oliva, ed anche a quelli di mais, di girasole e di arachidi. Ciò che più indigna è che questi oli e grassi vegetali ottura-arterie li mettano anche nei prodotti dietetici, prodotti principalmente destinati a chi ha problemi di salute e che vengano venduti per giunta ad un prezzo maggiorato rispetto ai non dietetici.

Il celeberrimo tonno a pinne gialle (thunnus albacares), tanto decantato dalla pubblicità come il migliore è invece uno dei meno pregiati,

L’informazione fuorviante non colpisce solo gli alimentari, dilaga ovunque, pur di produrre introiti arriva a far credere che poche gocce di urina siano in grado di trasmettere i loro effluvi attraverso i vestiti. A meno di non essere un cane, forse si potrebbero sentire, e dico forse, se si indossassero per un mese le stesse mutande.

Sono tanti gli inganni ai quali vogliono farci abituare, compreso quello del 199, numero a pagamento per avere informazioni sui prodotti commerciali; qui il raggiro è doppio in quanto non solo si sborsano quattrini per un servizio che dovrebbe essere gratuito, ma si viene inconsapevolmente sottoposti ad una selezione: chi è disposto a pagare per informazioni che gli sono dovute può essere sottoposto a qualsiasi prevaricazione che tanto non reagirà mai. Col 199 si selezionano bravi clienti che difficilmente creeranno problemi. Privilegiare quindi quelle aziende che offrono alla clientela un numero verde.

La lista potrebbe continuare a lungo, e pur sapendo che queste mie parole saranno flatus venti vorrei lo stesso suggerire di non rassegnarsi dicendo “tanto cosa ci posso fare”, ma documentarsi presso fonti competenti e di non subire supinamente la propaganda della pubblicità, altrimenti sarebbe darla vinta a tutti quelli che vogliono prendersi gioco di noi ed alimentare il mercato dei furbi.

Max Bonfanti (2010)




Torna indietro

L'accento di Socrate