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perché quando, alla sua nascita, mio marito e mio figlio la conobbero dall’allevatrice il bambino pronunciò quel suono come richiamo e lei rispose avvicinandosi, era una barboncina bianca. E’ rimasta accanto a noi quasi venti anni.


Quella notte mi apparve in sogno più candida che mai e nel mezzo di uno di quei sogni particolari che più profondamente si imprimono nella nostra psiche e che vi permangono: sono sogni che hanno la caratteristica di non sembrare tali per la chiarezza del messaggio, per l’impatto emotivo che permane nel tempo. Comparve dunque, nel sogno, su una strada di campagna, un carro di artisti girovaghi che si fermò. Da esso vidi scendere con un agile salto Diana, che venne verso di me e disse:

-Son dovuta andare via!- Era slanciata e bella.  

Entrò in una casa accanto e lì sostammo, con altri, parlandoci; fino a che Diana si dispose ad andarsene e, sulla soglia, rivolta a me tristemente disse:

    - Non posso restare, devo andare via! -

    Si avviò verso il carro d’artisti che la attendeva sulla via.



Germana Pisa




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L'accento di Socrate