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Come vivono i giovani lontani dalla città? Quali sono le loro aspirazioni? Sono i temi che Daniele si è proposto di osservare e analizzare attraverso la sua personale esperienza di giovane che vive in un piccolo centro del nord Italia



Ragazzi di provincia



E’ strano ritrovarsi a scrivere qualcosa sulla propria gente, sulla “gente di provincia”.
Scrivere su persone di cui, con un po’ di dispiacere visto che ne faccio parte pure io, devo affermare che vivono nella maggior parte dei casi nei loro retaggi ottusi. Talvolta si possono definire addirittura preistorici.
Ma per ora limitiamoci a parlare solo di una parte di tutta la mia gente, di coloro che per motivi anagrafici credo di poter descrivere meglio, ossia dei ragazzi e precisamente parleremo della “mania di città”.
Partiamo da una premessa, noi giovani di provincia abbiamo un innato senso di inferiorità verso i nostri coetanei di città. Quanto pesi questa condizione cambia da persona in persona, come da persona a persona varia la reazione a questo disagio.
Ora proverò, nel mio piccolo, ad esporre alcune reazioni che possiamo avere. La maggior parte di noi, ad essere sinceri, non palesa questo status di inferiorità, vive la propria vita in maniera molto monotona, lavora o studia, mentre la sera c’è chi esce con i soliti amici e frequenta quei due bar in croce che ci sono in paese: si esce poco dal paese, di solito solo per il week-end.
In paesi piccoli non si ha molta possibilità di scegliere gli amici, gli adolescenti di pari età non superano le poche decine. La settimana trascorre così, tra lavoro e compagnia, senza preoccupazioni, senza sapere come va il mondo o da che parte gira e senza porsi domande.
Per una persona estranea, immaginarsi una vita così deve sembrare molto deprimente, ma questo non vale per noi. In fondo in questo mondo ci siamo nati, ci siamo adattati a tal punto da credere di vivere nel mondo migliore possibile la nostra vita per il semplice fatto che non sappiamo che si può vivere meglio anche solo provando qualche esperienza diversa. Ci sono ragazzi che queste cose le sanno, non molti per la verità perché la maggior parte parla tanto ma non raccoglie nulla e chi, queste idee le dovesse avere, nella stragrande maggioranza dei casi fa finta di niente, perché non ne vale la pena parlare con una persona che è sempre vissuta nel paese. La discussione può solo terminare in due modi: o ho ragione io, o ha ragione lui, punto
. È difficile che esistano sfumature, siamo manichei.
Un’altra compagine molto simpatica, soprattutto di adolescenti, ma purtroppo anche di adulti, sono i “cittadini di campagna”. Questo sottoinsieme, che definirei quasi “ceto sociale” racchiude tutti quei ragazzi che adorano vestire e comprare accessori all’ultima moda e  per essere
a la page non cercano di fare leva sulla acutezza dei loro discorsi o sul loro savoirfaire. Poveretti, non riuscendo a rendersi interessanti con in altro modo danno spazio alle cose materiali e appariscenti, così la gente, forse, si accorge di loro.
Ma la cosa simpatica, che richiama il nome a loro da me assegnato “cittadini di campagna”, è che così facendo credono di assomigliare di più ai “cugini” di città. Sono convinti che i ragazzi di città siano più avanti e i cittadini di campagna siano troppo svegli per restare a guardare.
Questi ragazzi di campagna, a mio avviso, hanno un’idea totalmente sbagliata della città, se solo facessero due passi in centro si accorgerebbero che nessun coetaneo di città veste come loro. E gli unici giovani che potrebbero incontrare vestiti come loro sono semplicemente altri “cittadini di campagna” in trasferta.
La differenza qui, tra campagna e città, è molto semplice e la spiegherò con un esempio.
Prendiamo due semplici adolescenti, uno di città e uno di campagna, entrambi con a disposizione 100 euro per comprarsi un paio di pantaloni. Ora, l’esponente della città non si fa molti problemi, nella maggior parte dei casi compra un buon paio di pantaloni a un prezzo ragionevole, 40 euro circa, non guarda tanto alle marche o alla moda, tiene più in considerazione il fatto che ora ha rimediato 60 euro da tenersi nel portafogli.
Il ragazzo di campagna, viceversa, tiene molto in considerazione la moda, sa già che spenderà tutto e l’unico dubbio che potrebbe fargli venire un attacco di emicrania è legato al fatto che i pantaloni siano Diesel oppure Levi’s.
Con questo ho finito l’esempio. Lascio a voi le eventuali conclusioni da trarre tra la furbizia delle due compagini. E non siate troppo cattivi con i vostri giudizi, mi rimetto alla vostra clemenza.
Infine arriviamo al prototipo di ragazzo di campagna forse più pericoloso di tutti, probabilmente spaventerebbe perfino Freddy Kruger, sto parlando del bravo figlio di mamma e papà.
Il sogno di qualsiasi genitore, non disobbedirà mai, non si permetterebbe mai di rispondere male e nel caso lo dovesse fare passerebbe una settimana a cospargersi il capo di cenere.
E’ anche la copia esatta del tipo di ragazzo che non uscirà mai più di casa e che se gli dovesse capitare di uscire con una ragazza (in genere sempre la prima) dopo due settimane ha già la ferma convinzione che sarà la donna della sua vita nonostante le giovani età. Sono coloro che al posto di giocare solo al dottore passano più tempo a giocare a marito e moglie….a vent’anni…
Non credo di dover infierire ancora, anche perché tanto loro non si renderanno mai conto che sto parlando proprio di loro talmente sono entrati nella loro parte.
Questo, amici miei, è il triste, ma per noi felice e semplice mondo di provincia di persone buone, simpatiche ma non per scelta propria, ma perché siamo nati in questa realtà che probabilmente ride per non piangere.
Ragazzi di campagna svegliamoci. Il mondo va avanti e noi andiamo alla metà della sua velocità.
Questo mio breve scritto non vuole essere offensivo, ma vorrebbe mirare a far capire a noi ragazzi di campagna che dobbiamo svegliarci e ai cugini di città che potrebbero aiutarci.

In ogni caso per eventuali chiarimenti o se si volessero degli approfondimenti potete scrivermi a: info@laccentodisocrate.it

 Daniele Detratto




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