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Il progetto famiglia viene da lontano

 




Gesù nacque in una capanna, la singolarità del suo Natale mi ha condotta ad una riflessione sulla famiglia. Durante il 2016 ho girato la penisola per parlare del contrasto alla violenza sulla donna e le tante persone, soprattutto di sesso femminile, che ho incontrato, mi hanno stimolato pensieri sulla condizione della famiglia e sulle sue difficoltà quotidiane. Si dice da più parti che la famiglia sia un'agenzia educativa in crisi, che i genitori non riescano, anche per mancanza di tempo, a crescere nel modo migliore i propri figli, che sia in atto una vera e propria disgregazione sociale. Non si può negare l'esistenza di situazioni difficili e spiacevoli fino al manifestarsi di atti di violenza inaudita sulle donne e non solo; a questo proposito sottolineo che la donna è potenzialmente madre, il suo ventre è sacro nel significato letterale: è degno di rispetto e va difeso da ogni tentativo di abuso. Se da un lato quindi il nucleo famigliare sembra avanzare verso la peggiore delle previsioni, dall'altro credo esista una speranza di rinnovamento, ma dobbiamo ricercarla.      

Perché son partita dalla capanna? Perché i dialoghi con le persone mi hanno aiutata ad individuare un'immagine della Sacra Famiglia che fino a quel momento mi era preclusa, così ho osservato le dinamiche di quel nucleo. Giuseppe il falegname, Maria la casalinga, entrambi figli di un'epoca antica dove la donna non aveva alcuna voce dal punto di vista sociale e dove gli uomini mantenevano un potere assoluto su tutto, compresa la famiglia. Un'epoca in cui i ruoli erano terribilmente rigidi, le donne si prendevano cura del proprio nucleo e gli uomini lavoravano e/o andavano in guerra. La Sacra Famiglia invece ci fornisce una lettura totalmente differente: Giuseppe il falegname non solo si prende amorevolmente carico della moglie e del bambino, ma condivide con lei la vita famigliare. La assiste, la supporta: non appare certamente come un maschilista anche se vive in un contesto maschilista. La coppia compatisce, nel senso di patire insieme, le difficoltà della crescita di loro figlio: Gesù per Giuseppe è un figlio adottivo eppure egli lo vive come se fosse suo. Quella coppia è per noi uno straordinario esempio: si preoccupa, insieme, della sorte del proprio ragazzo che appare fin da subito al di sopra di ogni aspettativa. È noto l'episodio dello smarrimento di Gesù e del suo ritrovamento, i genitori lo stavano cercando e finalmente lo ritrovano nel Tempio in mezzo ai maestri. È Maria, la madre, a prendere la parola: “Figlio perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati ti cercavamo”. Ed Egli rispose “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 48-49).

Gesù per la Scrittura è figlio di Dio e non un ragazzo e poi un uomo come tanti, i genitori sono però interamente umani: una coppia genitoriale che sa essere esempio di straordinaria aggregazione famigliare dove, così come deve essere, esistono spazi privati ma ciò che prevale è il progetto comune di cui il figlio è il centro vitale. È sufficiente riflettere in quest'ottica e si scoprirà che la Sacra Famiglia rappresenta un modello di parità, di rispetto del vicendevole essere diversi l'uno dall'altra, ma al contempo impegnati a mantenere l'unione perché fedeli al progetto. Forse, ciò che come comunità dovremmo ritrovare è la capacità di essere fedeli.

Maria Giovanna Farina (dicembre 2017 - Tutti i diritti riservati©)

Immagine: Sagrada Famiglia del pajarito, Esteban Murillo, 1650



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