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I sogni son desideri?



Il sogno da sempre accompagna l’esistenza dell’uomo che affascinato dalla propria vita notturna si spinge alla ricerca del significato. E se non ne avesse alcuno?

Aristotele, vissuto nel IV sec. a.C., sostiene che non c’è miglior interprete dei sogni più dell’uomo che sa comprendere similitudini e metafore. I nostri sogni sono ricchi di queste immagini molto condensate che esprimono pensieri e mettono in scena le situazioni più disparate: imparare a decodificare i messaggi notturni è un importante traguardo per comprendere come i nostri sogni interagiscano con la veglia e come siano portatori di utili suggerimenti. Fin dall’antichità i sogni hanno affascinato gli uomini. Gli antichi Egizi li ritengono messaggeri degli dei, sono stati proprio loro a scrivere 1300 anni prima di Cristo uno dei primi libri sull’argomento dove hanno raccolto i messaggi divini. Gli Egizi sostengono la teoria degli opposti, ad esempio sognare la morte di qualcuno vuol dire augurargli una lunga vita e questa idea è rimasta anche nella nostra cultura popolare. Pure la Bibbia è ricca di sogni come messaggi di Dio, pensiamo ai sogni del Faraone e all’annunciazione dell’angelo a Maria nel Vangelo. E che dire di Omero quando ci narra dei messaggi che Zeus manda agli uomini attraverso i sogni? Ipnos è la divinità greca del sonno, gli antichi Greci hanno creato dei luoghi sacri deputati al sonno: grandi sale dove gli ospiti possono bere sostanze particolari a base di droghe che gli permettono di cadere subito in un sonno profondo. Al risveglio gli oracoli interpretano fortune o sciagure a seconda dei simboli presenti nei loro sogni. Il filosofo greco Platone (V sec a.C.) per la prima volta dice nel dialogo Repubblica che i sogni rivelano la vera natura dell’uomo, ma sono interessanti anche le considerazioni di Aristotele quando sostiene che i sogni possono predire un’incipiente malattia dai sintomi non ancora avvertibili. Le teorie di Platone e Aristotele sono state riprese e rielaborate dagli studiosi del nostro tempo.

Il primo grande libro sui sogni fu l’Oneirocritica di Artemidoro di Grecia nel II sec. d.C. si tratta di un’opera in 5 volumi, pubblicata per la prima volta in Inghilterra ha riscosso un tale successo da essere riedita per 24 volte in un secolo. In questo libro Artemidoro sostiene un’interessante teoria: uno stesso sogno se fatto da due persone diverse ha significati diversi. Questa è una visione moderna che sancisce l’importanza soggettiva della produzione onirica. Egli è stato un grande anticipatore delle recenti teorie sul sogno, anche se ritiene che essi siano infusi dagli dei. Si è concentrato sui quelli ricorrenti sostenendo, come fece Jung duemila anni dopo, l’idea del “grande sogno” quello potenzialmente più importante che ritiene il più difficile da interpretare.

I Romani invece credono alla teoria della divinazione e molto nei sogni premonitori (uno per tutti Cicerone); Galeno vissuto fra il 130 e il 201 d.C. sostiene invece i sogni diagnostici. I Romani si basano comunque sui simboli universali. I moderni interpreti a partire da Freud ritengono il sogno una produzione personale e il simbolo pur essendo comune all’umanità deve adattarsi al singolo individuo.

Secondo Martin Lutero, il padre del protestantesimo, i sogni ci aiutano a riconoscere i nostri peccati. In un testo indù “Brihadarmyaka-Upanishad”, risalente al 1000 a.C., si sostiene che il sogno, grazie alla perdita di ogni sensazione fisica e di ogni forma di inibizione far emergere la vera personalità del dormiente. Nel mondo islamico, uno scrittore arabo Al Mas’adi, ritiene il sonno “la preoccupazione dell’anima” dal momento che i sogni sono suggeriti dalle condizioni fisiche di colui che li vive.

Resta il fatto che ancor oggi non si sa perché si sogna, nonostante nel 1953 si sia scoperto che durante il sonno si alternano fasi di sonno R.E.M. (rapid eyes movements) a fasi di sonno non-R.E.M. e che nelle prime che sogniamo: nonostante tutto ciò la vera ragione del sogno non si conosce! Nel 1900, Freud, medico neurologo e inventore della psicoanalisi, pubblica il celebre libro “Interpretazioni dei sogni” dove spiega che i sogni sono un’importante manifestazione della nostra vita interiore, lo specchio delle nostre aspirazioni segrete e dei nostri desideri nascosti, spesso rifiutati dalla mente cosciente. Secondo Freud, il sogno è formato da un contenuto manifesto (le immagini che ricordiamo) e un contenuto latente (con un significato) che è campo di indagine della psicoanalisi. Per Freud il sogno è il guardiano del sonno infatti, esprimendo la vera natura dei nostri desideri in forma dissimulata, consente al dormiente di riposare tranquillo.  Secondo Freud, nel sogno agisce la censura che spesso ci impedisce di pensare ai nostri desideri più profondi e alle nostre inclinazioni, per il padre della psicoanalisi il motore del sogno è il desiderio. La censura impedisce ai nostri pensieri di raggiungere la coscienza, ciò è possibile solo se essi vengono camuffati tanto da non rivelare il loro vero significato. La difficoltà nell’interpretare i sogni è determinata dalla problematicità di vincere il censore che c’è in noi. Secondo Freud per interpretare bene un sogno bisogna mettere in evidenza l’episodio che ha colpito maggiormente il sognatore, ma senza voler trovare un significato a tutti i costi. Egli era convinto che il vero significato del sogno si sarebbe manifestato solo dopo aver analizzato con l’aiuto del sognatore le diverse parti del sogno. 

Facendo un salto di molti anni giungiamo alla originale considerazione dei sogni di uno studioso americano, lo psichiatra Allan Hobson autore di un celebre studio pubblicato in Italia nel 1992 nel testo La macchina dei sogni, Giunti editore. Per Hobson la fonte dei sogni sarebbe una scarica di impulsi nervosi che parte dal “ponte”, una piccola area alla base del cervello, e “attiva” le cellule della corteccia cerebrale (preposta alla maggior parte delle funzioni cerebrali superiori). Queste scariche provocano immagini e sensazioni che poi il cervello “sintetizza” secondo un significato fortuito: per questa teoria i nostri sogni non avrebbero quindi alcun significato nascosto. Il sogno deve essere letto e non interpretato: questo è il ribaltamento totale di Hobson, di conseguenza non è il desiderio il motore del sogno bensì il sogno è solo una sintesi degli eventi della nostra vita.

Tutto il millenario discorso fatto fin qui deve aiutarci a considerare i sogni come una risorsa autoprodotta, un racconto autobiografico, una testimonianza della nostra esistenza ricca di tutto ciò che siamo. Leggendo e rileggendo il nostro personale testo onirico con le competenze dei filosofi, di Freud e della Psicoanalisi, ma anche con ciò che in modo più pragmatico ci ha detto uno scienziato come Allan Hobson possiamo comprendere qualcosa di più del nostro “lato meno evidente”. Il sogno può essere considerato uno strumento del “conosci te stesso” che dall’oracolo di Delfi ha fatto un lungo cammino fino a raggiungere l’uomo contemporaneo. Freud e Hobbson sono due opposti, noi da filosofi cerchiamo di stare nel mezzo.

Maria Giovanna Farina 


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