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IL VENDITORE DI PALLONCINI




Passeggiava per corso Vittorio Emanuele, stava andando alla Rinascente a comprare un regalo per la sua amica Rosanna che compiva gli anni. Sapeva già cosa acquistare, un profumo della Doroty Grey. La sua attenzione fu attratta da un crocchio di persone che sotto i portici davanti al grande magazzino assisteva divertito alla performance di un artista di strada vestito da pagliaccio che gonfiava i palloncini e li modellava nelle forme più svariate per farne poi dono ai bambini festanti.

Lo guardava come può guardare una ragazzina divertita di quindici anni, ma c’era qualcosa di più nei suoi occhi, le pareva di scorgere nelle sembianze camuffate dal cerone e dal pesante trucco un volto famigliare. Per un istante i loro occhi si incontrarono soffermandosi. Fu un attimo, un lungo attimo. Il clown distolse subito lo sguardo mentre lei cercava di cogliere quanto più potesse per collegarlo a chi ancora non sapeva, ma che in un remoto angolo della sua mente senz’altro alloggiava dimenticato. Assistette più di una volta al numero di quel attore di strada con la sensazione sempre più pressante che celasse chissà quale identità.

Entrò alla Rinascente, i banchi dei profumi erano vicini agli ingressi, andò a colpo sicuro, fece il suo acquisto e non visitò neppure gli altri piani per la fretta di tornare a rivederlo. Il viso di quel clown le si era impresso nella mente tanto tenacemente da non permetterle di distogliervi il pensiero un solo istante.

Passò in rassegna i volti di tutte le persone che riusciva a ricordare, anche quelle che non vedeva da tanto tempo, ma a nessuna appartenevano quei tratti. Dopo pochi minuti uscì ma il clown non c’era più, era forse andato a bere qualcosa, a riposarsi un attimo, in fondo erano solo le cinque del pomeriggio, era difficile che se ne fosse andato via. Lentamente l’assembramento di persone si dissolse, rimase solo qualche ragazzino che si divertiva a far volare i palloncini rimasti sul selciato e lei si fermò ad aspettare nella speranza che ritornasse, ma dopo un’ora non era tornato; chiese in giro se qualcuno lo conosceva, se sapevano dirle qualcosa, qualunque cosa, ma nessuno fu in grado di darle l’informazione agognata. Nei giorni seguenti tornò sul corso con la speranza di incontrare quell’uomo, ma invano. Un giorno, passeggiando avanti indietro per il corso nella speranza di rivederlo, notò un signore con la barba che vendeva palloncini, gli si avvicinò per chiedergli se per caso conoscesse il clown che cercava, questi senza parlare ne staccò uno, allungò la mano verso di lei e con un triste sorriso accompagnato da un leggero reclinare del capo gliene fece dono, poi si voltò e scomparve tra la folla della domenica. In cielo una nuvola di palloncini colorati danzava trasportata dal vento.

a cura di Max Bonfanti




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L'accento di Socrate