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SALDI  FUORI  STAGIONE   

 

Era dall’inizio della stagione invernale che Caterina adocchiava quel grazioso cappottino nella vetrina del centro, ma ahimè il prezzo non era decisamente alla sua portata, ritenne così, fantasticando, che se nel periodo dei saldi fosse ancora disponibile e lo sconto fosse almeno del 90%, con qualche sacrificio avrebbe forse potuto acquistarlo, la sua paga di cameriera ai tavoli non era un granché e se non fosse per le mance non saprebbe come arrivare a fine mese. Le scadenze erano tante e l’acquisto di un cappotto, sebbene necessario, avrebbe inciso notevolmente sulle sue magre finanze. Ogni giorno, per recarsi sul posto di lavoro, passava davanti a quella vetrina con la pia illusione che il prezzo fosse diminuito ma era sempre lo stesso, per i saldi occorreva aspettare gennaio così si limitava a fermarsi e a guardarlo pensando alla figura che avrebbe fatto su di sé. Lo guardava al mattino intanto che si recava al lavoro e alla sera quando rincasava. Una giorno, mentre era ferma a sognare davanti alla vetrina, dall’interno un signore la invitò ad entrare. Esitante per quell’inaspettato invito, domandandosi se era davvero rivolto a lei puntandosi l’indice al petto in modo interrogativo, una volta assicuratasi che il cenno era riferito proprio a lei, entrò. Un signore di mezza età, vestito elegantemente e molto cordiale la incoraggiò ulteriormente ad entrare.

-          Sì?

-          Prego si accomodi. È da tempo che la osservo e vedo che tutti i giorni si ferma a guardare il cappottino beige che c’è in vetrina e mi sono detto che se lo vedesse da vicino, toccando la stoffa e indossandolo, avrebbe potuto valutare meglio il capo

-          È vero, ha ragione, mi fermo perché mi piace molto ma non potendomelo permettere trovavo inutile farle perdere del tempo fingendo di volerlo acquistare

-          Beh, ora sono io che le chiedo di provarlo, quindi non si faccia troppi scrupoli e se le va, lo provi, per me non sarà alcun disturbo né perdita di tempo, glielo faccio indossare volentieri, prego

 

Caterina, un po’ stupita, rimase senza parole ma di fronte a tanta gentilezza acconsentì, appoggiò la borsetta su un divanetto, si tolse la giacca a vento che indossava e aiutata dal proprietario del negozio indossò il cappotto.

 

-          Lo tocchi, senta la morbidezza della stoffa, è leggerissimo e nel contempo e molto caldo, è di puro cachemire e poi le sta benissimo è anche della sua misura

-          Lo vedo, è bellissimo, fece rimirandosi davanti al grande specchio, ma come le ho già detto non me lo posso permettere, lavoro nel fast food qui avanti e la paga può immaginare…grazie… ora devo andare altrimenti perdo il treno

 

Lasciò l’indumento, riprese le sue cose e di fretta uscì dal negozio senza neppure dare il tempo di una replica. Il negoziante rimase in silenzio ad osservarla, ora era lui che perplesso pareva interrogarsi. Aveva un non so che di familiare quella ragazza che poteva essere sua figlia, gli ispirava amorevoli sentimenti di tenerezza. Non era certo sua abitudine allettare i clienti come aveva fatto con lei; colpì anche lui questo suo insolito atteggiamento. Si domandava perché e forse lo sapeva. I giorni trascorsero e Caterina evitò di fermarsi davanti alla vetrina, guardava solo con la coda dell’occhio se il cappotto era ancora sul manichino e veloce passava oltre. Un giorno, la vigilia di Natale, percorrendo la solita strada si accorse che il cappotto non era più esposto, si fermò, sorpresa e pensierosa, per un attimo a guardare nel posto dove era esposto come se fosse ancora lì; da una parte le dispiaceva e dall’altra forse era contenta che non ci fosse più, non avrebbe avuto il cruccio di non poterlo acquistare. Stava per andarsene quando il proprietario la vide dall’interno, forse aspettava di rivederla, e la chiamò.

      -     Buongiorno signorina

      -     Buongiorno, ho visto che non c’è più…

      -     È proprio di questo che volevo parlarle, me ne è rimasto solo uno, quello che ha provato,  

            ricorda?

      -     Certo che mi ricordo

      -    Ebbene, anche se i saldi non sono ancora iniziati, visto che mi è rimasto solo un capo glielo     

            posso vendere ad un buon prezzo

      -     La ringrazio ma le ho già detto che è troppo per me, non me lo posso permettere

-          Non dica così, non sa neppure di quant’è lo sconto che le voglio fare. Quanto pensa di poterlo pagare?

-          Mi prende alla sprovvista, ma in ogni caso la mia disponibilità è solamente di poche decine di euro

-          Guardi, io il mio guadagno l’ho già fatto con gli altri venduti a prezzo pieno. Mi dia quello che può ed io glielo do. Lei mi ricorda tanto una persona cara che purtroppo non c’è più e per me è un piacere darlo a lei, anche per pochi euro

-          La ringrazio molto, ma io ho solo venti euro e non penso che bastino, fece arrossendo

-          Vanno benissimo, adesso glielo metto nel sacchetto e glielo do

Lo mise nel sacchetto, le fece lo scontrino da venti euro e glielo diede con un sorriso bonario. Caterina, ancora incredula, pagò, ringraziò ancora, uscì col suo cappotto e lui la salutò agitando la mano.



a cura di Max Bonfanti socio fondatore e vice presidente dell'associazione culturale L'accento di Socrate

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