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Greta



Sabato. Il treno per Domodossola era in partenza dal secondo binario della piccola stazione di Belgirate, l’estate volgeva al termine e folate di vento improvviso annunciavamo i primi cenni di un autunno incipiente. Ugo aveva appena preso posto nel suo scompartimento che già correva con la mente all’hotel Le bateau dove fino a poco prima aveva soggiornato una tanto breve quanto straordinaria vacanza al lago. Non riusciva a togliersi dalla mente Greta, una figura che era entrata nella sua vita come un fantasma e come un fantasma, all’improvviso, come d’incanto, ne era uscito. Intanto che il treno, lentamente lasciava alle proprie spalle la banchina, lo sguardo pensieroso di Ugo fissava la stazione che si allontanava.

Tutto era iniziato alla stazione di Domodossola il giorno che Ugo, giunto da Brig, seduto su di una panchina, era in attesa della coincidenza per Belgirate.

- Mi scusi, per favore potrebbe tenermi un attimo il cane che dovrei andare alla toilette?

Alzò lo sguardo dal quotidiano che stava leggendo e vide davanti a sé una giovane donna bionda, elegantemente vestita, con al guinzaglio un piccolo Maltese.

- Prego?

- Le ho chiesto se gentilmente potrebbe tenermi il cane per qualche attimo

Anche se un po’ perplesso acconsentì volentieri a quella inusuale richiesta, prese il guinzaglio e osservò la giovane donna allontanarsi verso i servizi. Passarono alcuni lunghi minuti e da lì a poco sarebbe giunto il treno per Belgirate e la proprietaria del cagnolino non si vedeva ancora. Preoccupato per un’assenza che si stava protraendo si alzò da dov’era seduto e si avviò verso la toilette ma della donna neppure l’ombra. Il treno era in partenza ed Ugo nel dilemma se abbandonare il cagnolino o aspettare la prossima coincidenza, decise per quest’ultima possibilità.

Sconsolato, vide il treno allontanarsi. Si guardò intorno nella speranza di trovare che gli aveva affidato lo strano compito e quando ogni speranza sembrava svanita la vide arrivare. Si profuse in scuse, doveva fare anche una telefonata e poiché il telefono pubblico era fuori servizio aveva dovuto cercarne un altro.

- Lo sa che ho perso l’ultima coincidenza ed ora dovrò aspettare sino a domani mattina?

- Sono molto dispiaciuta, ma mi creda non è stata colpa mia. Comunque io ho fatto il danno ed io rimedierò. Mi segua

Ancora più perplesso, Ugo la seguì fuori dalla stazione e lì,

- Permetta che mi presenti: Greta

- Piacere, Ugo

- Non si preoccupi, anch’io ho perso la coincidenza, prenderemo un taxi

- Ma ci saranno almeno quaranta chilometri per Belgirate

- Non si preoccupi, io devo andare a Lesa, le darò un passaggio, il taxi l’avrei preso comunque

Il tragitto in auto fu molto piacevole per entrambi, si accorsero di avere molti punti in comune come l’amore per la musica, erano entrambi musicisti, lei un arpista e lui un violoncellista. Stranamente non si erano mai incontrati prima, né sapevano l’uno dell’esistenza dell’altro sebbene fossero due concertisti. I tre quarti d’ora del tragitto passarono velocemente e presto il taxi si fermò all’albergo Le bateau. Si salutarono con l’intento di rivedersi il giorno dopo. Lesa dista pochi chilometri da Belgirate e Greta gli aveva promesso che l’avrebbe chiamato. Nonostante ci fosse almeno una decina d’anni di differenza tra i due, il feeling di certo non mancava.

Domenica. Quel giorno Ugo si era alzato di buon’ora e aveva deciso di fare la colazione in camera e visto che era una bella giornata preferì consumarla sul balcone della sua camera. Il lago era appena increspato e si vedevano alcune barche a vela navigare sotto la spinta lieve del vento. Gli avevano portato il giornale e lo stava sfogliando col pensiero però, rivolto all’incontro della sera prima con Greta. Più ci pensava e più gli pareva di aver sognato e, a pensarci bene, non aveva in mano nulla che confermasse quanto era accaduto, solo un nome, Greta.

La domenica trascorse senza che Greta si facesse viva e Ugo quasi ci aveva messo una pietra sopra quando il lunedì mattina, di buon ora sentì bussare alla porta della sua camera, andò ad aprire e gli apparve Greta in tutto il suo splendore, senza dire una parola si avviò verso il letto, si spogliò e si infilò sotto le candide coltri. Ugo non credeva ai propri occhi, il sogno si era avverato, ma un improvvido fischio del treno lo riportò alla realtà sul treno per Domodossola.


a cura di Max Bonfanti


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