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Lettere mai spedite



È risaputo che scrivere una lettera sia un po’ come parlare, sfogarsi ed è innegabile di quanto siano portatrici di sollievo, una volta vergate, le parole a cui affidiamo i nostri sentimenti. Da questo numero inizierà la pubblicazione di un nuovo spazio dedicato a quelle lettere che uscite dalla penna, magari con grande fatica, poi, per un motivo  o per l’altro, non sono mai state inviate al destinatario. Forti del fatto che una lettera non spedita sia sempre meglio di una lettera non scritta, invitiamo i lettori che lo volessero ad inviarci le loro. Aprirà il nuovo spazio una lettera scritta molti anni orsono ad un amico del cuore. Lo stile è un po’ retrò e a tratti può sembrare ricercato, ma lo scrivente è un anziano docente di lettere in pensione. È stata scelta questa per il motivo che ci è sembrata la più adatta per inaugurare il luogo delle lettere mai spedite. L’autore ci ha confessato che ogni qualvolta scrive una lettera di questo genere, anche se sa che il destinatario non la leggerà, si sente molto meglio di prima di averla scritta. Non sta a noi giudicare ma ci farebbe piacere sentire anche il parere di altre persone che si sono trovate in situazioni simili. Per desiderio dello scrivente, sono stati cambiati i nomi che potevano rendere identificabili le persone.



  Ad un amico

 “Caro Beniamino, a volte cedo all’aire della nostalgia di ciò che non è più ma è profondamente radicato in me e ti scrivo, questa sarà la quinta volta, l’intendimento è sempre il medesimo: renderti partecipe dei miei pensieri, ma sul finire dello scritto l’intenzione frastornata dal dubbio dell’inopportunità si affievolisce e viene meno. Sempre mi dico: ”questa volta gliela mando”, chissà che questa volta non te la mandi davvero e anche questo lo dico ogni qualvolta ti scrivo.

 Rassettando vecchie cose ingiallite dal tempo, volle il caso farmi trovare tra le mani un cimelio, una grossa fibbia di metallo giallo a forma di ferro di cavallo, ratto e impertinente il pensiero corse a quando tornasti dal Massachusetts gravido di notizie e di doni. Ricordo che mi portasti un completo di jeans ed un  cinturone di cuoio al quale apparteneva la suddetta fibbia, testimone inconsunta di quel giorno che mi facesti felice. Non arrivasti solo, con te c’era Billy un simpaticissimo Jack Russell, razza canina ancora poco nota a quei tempi e che faceva molto in i suoi possessori.

 Non perdevo l’occasione, quando il caso, avaro, mi faceva incontrare tua mamma, di chiedere di te con la speranza poi che ti facessi sentire e fino a quando non ti vidi poco prima di un Natale di alcuni anni fa in fila alla cassa del supermercato (1996) le rare volte che le nostre strade si incontrarono per quei pochi e fuggenti attimi ti avevo sempre sentito alieno, schivo. Non fu così quel giorno, posso dire che ri-vidi il Beniamino che conoscevo, l’unico che dimorava nei miei ricordi, e fu proprio quel guizzo di luce nei tuoi occhi che mi spinse tempo dopo a passare nel negozio di via Bagutta con la speranza di trovarti ma non c’eri e lasciai un mio biglietto da visita ad un cordialissimo commesso con la preghiera di fartelo avere. Tu non mi degnasti di una telefonata, dopo qualche tempo ti scrissi un’altra delle mie solite lettere mai spedite ed ora, a distanza di qualche altro anno sono qui a ri-scriverti, intanto il tempo, inesorabile e sordo, silenzioso scivola via trascinandoci con sé.

 Non posso credere che anche a te non siano mai venuti alla mente i momenti passati insieme, a scuola, a casa mia, da te, su quel ramo del lago di Como, gli immancabili e irrinunciabili giovedì al palazzo del ghiaccio. Ricordo che un giorno tuo padre sorseggiando un tè nel soggiorno di casa, tristo vaticinio, ci disse che in gioventù anche lui aveva un amico che si chiamava col mio stesso cognome, amicissimi, col tempo non si frequentarono più; a noi non sarebbe mai successo pensammo e dicemmo, ma la storia si ripeté! L’eterno ritorno nietzschiano raccolse l’ennesima vittoria.

 Non dirmi che non ti farebbe piacere rimembrare i luoghi della nostra adolescenza, arricchendoli magari col presente, ma fammi sapere quando potremmo vederci per quattro amichevoli chiacchiere, sarebbe bello! A presto.

                                               Con immutato affetto, Marcello”                         

a cura di Lilly Flowers


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