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Moda e malattia




Quello che fa arrabbiare, è che poi tutto finisce in niente. Mica abbiamo chiesto noi al ministro Melandri, qualche anno fa, di esporsi, di mettersi in prima fila per difendere la moda e le modelle dalle taglie mini, dall’anoressia ….

Se lo ha fatto, è stato perché ci credeva, no? Ma tutto si è spento, sgonfiato come un vecchio pallone, perché non solo non si sono più controllati i pesi delle manequinn, ma addirittura quest’anno, nella settimana della moda di Milano, è stata esclusa dal calendario la sfilata di Elena Mirò, la sfilata delle taglie morbide. Giustificazione? “Tale sfilata non è in linea con il miglior pret a porter italiano. Intanto, se fossi stata Elena Miroglio, mi sarei offesa. Come, chi sei tu per dire che i miei abiti non sono in linea, mentre sono gli unici che le donne italiane, quelle vere, possono indossare? E poi questo gesto e questa espressione stanno ad indicare ancora una volta che l’ideale dello stilista è quello della donna androgina, che sta nelle taglie 36 e 38. “Perché la moda sta meglio su un corpo androgino“- si dice, ma se questo può anche essere vero, certo non tiene conto di quali danni fanno queste idee nei giovani.

Il problema è infatti grave e profondo; dopo le morti in passerella, dopo il dilagare dell’anoressia, ancora non si vuol accettare il fatto che la moda e tutto quello che ci gira intorno, televisione compresa, sono un esempio così imitato dai nostri figli, da essere pericoloso, se non usato bene? Le ragazze sono molto attente ai modelli femminili che vengono proposti sulle passerelle e più le modelle sono magre, più vengono imitate.

Purtroppo il fenomeno della anoressia non perde terreno, miete vittime sempre più numerose e non soltanto tra giovanissime, ora anche tra persone più adulte e maschi.

Sarà sempre colpa del conflitto madre-figlia? Io credo che una buona fetta di responsabilità sia da attribuire anche a questi aspetti sociali, a quello che i media diffondono, a quanto si vede i tivu e sulle riviste.

Dopo che il governo spagnolo aveva vietato le modelle anoressiche nelle sfilate e messo al bando le taglie troppo piccole, appunto la 36 e la 38, anche l'Italia si era mossa. Come dicevamo Giovanna Melandri, ministro per le politiche giovanili nel 2006, aveva lanciato il suo appello al mondo della moda: "Creiamo una alleanza, lavoriamo insieme, per affrontare un fenomeno dilagante e che in Italia coinvolge due milioni di ragazze”, aveva detto. Ci aveva anche scritto su un libro.

La risposta dei maggiori stilisti era stata positiva, come si era letto allora su Repubblica:

Giorgio Armani: "Io sono già in linea. Per le mie sfilate non ho mai voluto ragazze troppo magre, preferisco modelle che sappiano portare bene i miei abiti".

Donatella Versace, contraria alle super magre: "Ho sempre scelto donne vere, mai ragazzine con corpi fragili".

Dolce e Gabbana "Da sempre le modelle sono sottili ma non confondiamo la bellezza con l'anoressia sono due cose ben diverse. Noi, del resto, siamo contro gli scheletri in passerella".

Krizia d'accordo con la campagna del ministro Melandri: "Non ho mai imposto parametri "barbarici" , il mio obiettivo è sempre stato quello di vestire tutte le donne, di ogni taglia e di ogni età. Non solo: sono stata tra le prime a pensare alle taglie morbide, oltre la 48".

Ferrè "la moda è una espressione d'amore per la vita e la bellezza e non ho mai ritenuto affascinante l'immagine di una donna pelle e ossa".
Lavinia Biagiotti, figlia di Laura: "Mia madre, negli anni '70, ha inventato l'abito bambola, tagliato sotto il seno, fatto per rendere belle anche le donne con qualche chilo di troppo".

Alberta Ferretti, "È giusto che la moda non si fossilizzi sulle piccole taglie, ma non è solo colpa delle moda se la magrezza è diventata la bandiera della "Dea apparenza".

Ecco perché la decisione dei responsabili della Camera della Moda di escludere le taglie morbide, a soli quattro anni, è stata una sorpresa per tutti; per la stessa Elena Miroglio, che aveva già pronto, e che poi ha realizzato fuori dagli spazi canonici, la sua sfilata.

Certo, non dobbiamo imputare solo alla moda il problema anoressia, è un problema complesso, una malattia, con radici profonde legate al rapporto con il proprio corpo, il cibo.

Ma sarebbe bello che di concerto tutti si muovessero per far sì che in passerella sfilassero donne vere, senza più esagerazioni o corpi troppo ossuti, perché non si identifichi la bellezza con la magrezza e perché non si legga più sulle riviste di moda, di giovani e meno giovani che cercano la loro taglia morbida… e non la trovano!

Giuliana Pedroli




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