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THE DANISH GIRL


 

 

Una coppia bella, lui e lei, come solo può esserlo una coppia di sposi, giovani ed innamorati. Una vita fatta di amore, complicità e condivisione del lavoro. Tutto bello, tutto solare. Finché un giorno, un gioco innocente, uno scherzo, fa venire a galla in lui i fantasmi interiori e che vengono anche dal passato.

 

THE DANISH GIRL, un film che è noto perché racconta l’esperienza del primo uomo che subisce gli interventi chirurgici per diventare donna, ma che è soprattutto una grande storia d’amore, quella tra due giovani pittori, una storia d’amore che va oltre il genere e la vita stessa.

 Bravi i protagonisti, Alicia Vikander, nei panni della moglie che non riesce a staccarsi da lui, è commovente ed Eddie Redmayne da Oscar, nei panni del pittore Einar Wegener, che  sente affiorare la sua femminilità e che la asseconda fino a vivere per diventare donna, per diventare Lili.

Una straordinaria storia d’amore, raccontata con eleganza, nonostante il tema scabroso, ancor più se si pensa che è stata vissuta nel secolo scorso, quando la società era assai meno tollerante dei giorni nostri. Ma una storia d’amore che ha resistito, perché il loro amore andava, come dicevamo, oltre il genere maschile e femminile ed era un amore vero, forte.

Eddie non è nuovo a interpretazioni così intense; il suo precedente film, La teoria del tutto, che lo ha visto nei panni dello scienziato Hawking gli ha permesso di ottenere l’Oscar come miglior protagonista. In quell’occasione per calarsi nei panni di una persona con grave disabilità, ha trasformato fisicamente se stesso. Questa volta l’interpretazione è molto più interiore, molto più intima ed emozionale. Eddie ha saputo dar vita alle due figure del protagonista, calandosi in modo alternato, nei panni dell’uomo e della donna, mostrandone la sofferenza dell’anima, ma anche il processo liberatorio del chiarimento interiore. Scene anche forti, vissute senza imbarazzo e con la consapevolezza che il film possa essere di aiuto a chi vive questi drammi personali.

Un complimento gli va fatto anche per aver deciso di affrontare una parte così intensa, che ha evidenziato l’aspetto androgino della sua personalità e che non tutti avrebbero accettato di interpretare, magari per evitare chiacchiere inutili.

Un film che commuove, che fa applaudire e sperare di nuovo nella statuetta per Eddie Redmayne.


(febbraio 2016 - Tutti i diritti riservati©)


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L'accento di Socrate