CHI SIAMO

ARCHIVIO

REDAZIONE/CONTATTI/COLLABORA




Non ci sono più le stagioni di una volta

 

 

Non ci sono più le stagioni di una volta, è questo un ritornello che da tempi ci ripetiamo, soprattutto noi donne: non ci son più le mezze stagioni, si passa del cappotto all’abitino estivo e viceversa… niente di nuovo, insomma.

Ma oggi non parliamo delle stagioni meteorologiche, bensì delle stagioni della vita, perché testate autorevoli e studi altrettanto qualificati, in questi giorni hanno pubblicato risultati nuovi: non ci possiamo più accontentare delle 5 stagioni anagrafiche in cui si suddivideva, negli anni 30/40/50 la vita dell’uomo, no, ora le fasce d’età che si prendono in considerazione sono ben nove. Fino a qualche tempo fa si parlava semplicemente di bambini, adolescenti, giovani, adulti ed anziani, e la fascia comprendente gli adulti racchiudeva in sé un lungo periodo di vita, dai 25 ai 60 anni. Ora  abbiamo i bambini, gli adolescenti, i giovani, ma anche i giovani adulti (fino ai 34 anni), gli adulti (fino ai 54) ed i tardo adulti (fino ai 64), e infine i giovani anziani (75), gli anziani (84) e i grandi anziani (che oltre gli 85 anni sono sulla soglia della non autosufficienza). Certo non era necessario che ce lo dicessero grandi studiosi che la vita è cambiata, lo vediamo da noi e lo tocchiamo ogni giorno con mano. La vita si è allungata, certo, ma anche la qualità della vita è migliorata. Chi di noi, attuali adulti, non si è mai confrontato con il ricordo di un nonno, una nonna? Magari della nostra età, ma che la memoria ci riporta a figure più o meno fragili, a nonnini, con gli abiti neri, circondati dai nipotini, magari attorno al tavolo della merenda…Ora i nonni non sono più così; i nonni di adesso, che possono appartenere alla categorie dei giovani anziani o degli anziani, sono brillanti, persone impegnate, sportive, dinamiche, che vivono il rapporto coi nipoti quasi come quello di genitori, energici, ma anche moderni e…colorati. Molti lavorano ancora e tempo per fare il nonno non ce l’hanno. In ogni caso il concetto che i nonni siano una grande risorsa, si allarga, perché prima erano una grande risorsa per la famiglia, per i nipoti, ma ora sono anche una grande risorsa anche per la società. Vuoi perché spesso lavorano e producono, vuoi perché stanno bene e possono rendersi utili, vuoi perché dedicano il loro tempo al volontariato, vuoi perché mettono comunque a disposizione degli altri il loro bagaglio di esperienza. Ci sono anche condizioni di salute certamente più sostenibili, possibilità di lavoro in una età che ai tempi era assolutamente solo da pensione, mentre ora, oltre i 60 anni, sono moltissime le persone che sanno reinventarsi un percorso un interesse, che permette loro di partecipare attivamente alla vita sociale, oltre che di arricchire la propria esperienza relazionale. Dicono gli studiosi di cui sopra, che, cito testualmente “ogni generazione aggiunge alla aspettativa di vita una decina d’anni” e questa è una tendenza destinata ad aumentare col tempo. Il sessantenne ha dinanzi un quarto di secolo da vivere probabilmente, è forse per questo che le famose tessere d’argento che agevolavano gli ultrasessantenni stanno frenando un po’, non vorremmo agevolare all’infinito, no?  

Ma scherzi a parte, sembra proprio che gli attuali 60enni e 70enni, saranno coloro che rimarranno al lavoro, magari diversificando l’impegno, e manterranno i «veri» anziani ultraottantenni. A questo proposito il Financial Times in un suo articolo fotografa il fenomeno, e parla non più di vecchiaia, ma una nuova vita adulta, in cui si rimane attivi: «per molti lavoratori, l’età della pensione è solo l’inizio di una nuova fase della carriera», spiega il quotidiano britannico. E tutto ciò, di questi tempi, non può fare che bene!                                             

Giuliana Pedroli (tardo adulta)  socia fondatrice dell'associazione culturale L'accento di Socrate

(Tutti i diritti riservati©)


Condividi i tuoi commenti con noi

GRUPPO DI DISCUSSIONE SU FACEBOOK: CLICCA L'ACCENTO DI SOCRATE



Torna indietro

L'accento di Socrate