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Da Dario Argento a Carlo Conti:

il percorso musicale di Maria Grazia Fontana


Figlia d'arte di un musicista dall'orecchio assoluto e di una insegnante di musica, Maria Grazia Fontana cresce circondata dalla musica ed è inevitabile, la mamma forse se lo spettava, la scelta di andare al conservatorio Santa Cecilia di Roma. Maria Grazia si racconta nel libro autobiografico, Canta come sei ed. Castelvecchi scritto con il fratello Attilio: insieme danno importanti istruzioni per imparare a cantare.


Maria Grazia, il tuo libro ripercorre la vita di molti di noi attraverso situazioni di vita quotidiana e trasmissioni televisive: cos'è stata per te la scrittura autobiografica?

Un momento molto emozionante, ho faticato a procedere, l'ho riletto tante volte e qualche volta nel rileggerlo mi è scappata la lacrimuccia perché ero emotivamente coinvolta

La scrittura ti è servita anche a rielaborare il passato?

Sì, questi genitori strani che io da piccola non riuscivo a capire. Da grande ti si chiariscono molte cose e capisci che nonostante questa strana follia alla fine gli sono grata perché questo regalo è partito da loro

Le prime diecimila lire guadagnate cantando in Profondo Rosso di Dario Argento, la consideri la prima tappa importante?

Queste sono cose così forti per una come me che vengo dal paesino... mi ricordo ancora come ero vestita quando sono andata a prendere questi soldi, non era tanto per il denaro

No, per la tappa che avevi raggiunto!

Sì, era quello il senso. Non ricordo come li ho spesi, ma tutto il resto sì. Ricordo che sono salita alla Bixio, ho bussato...”Sono quella persona che ha fatto quella cosa...” Peraltro una cosa bellissima, due anni fa andai alla Bixio per altri motivi di lavoro e mi trovarono il documento storico scritto dalla commercialista dell'epoca, scritto a mano

Guardando la fotografia della home-page del tuo sito c'è una tua immagine dove sei sdraiata sul pianoforte con la testa verso i tasti. Mozart, musicista che apprezzi, suonava a testa in giù. Ti sei ispirata a lui?

Ahimè, vorrei molto (sorride), ma nel mio caso era solamente un gioco. Ho questi due lati: sono giocosa ma molto esigente quando lavoro, allora nella fotografia mi piace mostrare la mia anima più giocosa se no diventa tutto troppo serio. Ho sofferto l'accademia ai tempi del conservatorio

Beh, sei una vera artista! Proprio perché riesci a spaziare nei vari generi

Per me è stata sempre una sfida. Anche i lavori che ho fatto con Bacalov e Gelmetti, che sono dei grandi della musica e della scrittura, per il teatro dell'opera, hanno rappresentato il classico da cui provenivo in maniera diversa e così mi sono riappacificata col classico

Allora Mozart ti piace e qualcosa di folle ce l'hai anche tu...ma è buona cosa

Anche Bach era un super folle, alla fine è il nonno di tutta la musica occidentale e non solo. Però era costretto a fare il lavoro che faceva. Lui non sapeva di essere un grande

Arrivi a Domenica in, nel frattempo ti muore il babbo, ho notato che nomini i tuoi genitori per nome: è una scelta?

No, era solo per raccontare più chiaramente la storia. Loro erano mamma e babbo, assolutamente. Faccio parte di quella generazione che ha grande rispetto per i genitori, c'erano questi loro lati così avveniristici ma poi l'impronta era quella di allora: se la mamma ti guardava male non stavi come fanno oggi i miei figli a polemizzare

Beppe Vessicchio ritiene questo tuo libro una lettura utile a chi vuole cantare.

Tu e tuo fratello Attilio mettete a disposizione la vostra competenza e professionalità. Scrivendo Come l’equilibrista, il cantante è un acrobata del pentagramma:deve imparare a stare in piedi e camminare su quei cinque fili, trovando l’equilibrio. Questa frase dice una importante verità...

Ci sono molte scuole, nate negli ultimi anni, che esasperano dei lati del cantare. I lati del cantare sono solo l'estetica come il manierismo. Anche in America succede questo, scuole di pensiero di cantanti che fanno milioni di note, hanno questa tecnicità così esasperata ma poi il risultato, al di là della bellezza estetica, a livello emotivo, ti lascia un po' così...dici “questo è un esercizio di stile”. Per me è un non stare in equilibrio, un propendere verso un solo lato della bilancia, poi mi chiedo: “Chissà se tra trent'anni i giovani ascolteranno ancora ad esempio una Christina Aguilera, senza nulla togliere alla sua professionalità, nella stessa misura in cui mio figlio di quindici anni ascolta Lucio Battisti o i Led Zeppelin?”

Quindi per durare nel tempo quali caratteristiche deve possedere un artista?

La genialità e il modo di esporla. Molti artisti a livello mondiale non hanno cercato di raggiungere un lato di tecnicità estrema tuttavia hanno comunicato in modo forte ad un pubblico enorme. Questa comunicativa credo venga di più da quello che hai dentro, dalla tua anima, il famoso corpo invisibile come lo definiscono gli orientali e non dall'estetica. Ed ecco il senso del dover stare in equilibrio, se un artista quando approccia una canzone non la ama e non cerca di mixarsi con la canzone, diventando una cosa sola, il brano è come se non entrasse, creasse delle barriere. Credo si ignori un po' troppo la ricerca interiore

Forse è una cosa generale, non solo per la musica e le canzoni, la ricerca interiore è più difficile e non rende subito

Scrivendo con Attilio, non abbiamo scritto perché è mio fratello ma perché ci siamo trovati sulla stessa linea su molte cose. Ci sentivamo di dire qualcosa che in questo momento può sembrare contromano, ma è il mio pensiero: ho sempre lavorato fin da quando ero piccola con onestà intellettuale e non potrei non dire questo

Tra tutto ciò che avete suggerito ho trovato molto interessante il dover entrare in contatto col pezzo che canti di modo che non sia un conoscente ma un amico: questo suggerimento lo possiamo applicare a tutti i nostri obiettivi, non credi?

Sì, nel modo più assoluto. Diventa un approccio più amorevole verso quello che fai e sembra di faticare di meno ottenendo più risultati. Se tu ami veramente questo mestiere non puoi farne a meno. Insegno da sempre: ci sono ragazzi che sono riusciti a fare questo mestiere, altri che non ci sono riusciti ma insistono, altri che pensavano che con poche lezioni sarebbero diventarti Madonna o Prince e poi si sono stufati. Il tempo risponde, se hai il fuoco non puoi farne a meno. Ho chiarissimo il ricordo da ragazzina quando non pensavo cosa farò da grande, facevo e basta. Mi è capitata l'occasione da ragazzina, avevo 15 anni, di poter partecipare ad un musical prodotto da Corrado ed io tutta felice. Mia mamma mi prese per le orecchie e mi disse “tu devi studiare”, non era come adesso

Un altro punto è il cantare insieme che ogni cantate dovrebbe avere nel proprio bagaglio, Giorgia lo ha fatto frequentando i cori da te diretti

Il cantare insieme fa bene all'anima ma che ti prepara anche ad un mestiere. Giorgia lo faceva e lo dice lei stessa nella prefazione al libro. Anche lei si è data da fare bene prima di diventare famosa

Nel libro c'è la testimonianza di Carlo Conti che elogia le tue doti di insegnante, lui mette in luce la tua capacità di “cercare quel punto di incontro tra le capacità personali e gli obiettiviquesto è il principio della maieutica socratica riuscire a tirar fuori, il contrario sarebbe il deleterio mettere dentro espresso dal devi imparare di cui tu parli

La mia esperienza mi ha portato a questo. Cercare quello che hai tu significa capire se stessi quindi trovare le chiavi di accesso al raggiungimento dell'obiettivo. Io ho subito al Conservatorio il si fa così, se tu sei portato magari ce la fai ma se tu hai bisogno di percorrere un'altra strada e ti dico che la strada è solo quella, non ce la farai mai

Ora sei impegnata con Tale e quale show, che esperienza è?

Bella! Mi sto divertendo molto. È un'esperienza creativa e lavori con professionisti ma ti accorgi che puoi offri loro una chiave di lettura maggiore e quindi c'è questo lavoro certosino: è un gioco, io devo diventare te. La squadra è forte si lavora con serenità, non ci sono tensioni. Questo è anche il motivo per cui il programma sta andando così bene. È una squadra che lavora in sinergia

Questo non è un obiettivo che i gruppi raggiungono sempre

Eh, no. Lo so bene

Nel libro ci sono suggerimenti pratici come lo smantellamento di stereotipi, penso a quello della sciarpa: se ti tieni coperta la gola non ti ammalerai...

Da insegnante vedo delle persone ossessionate che delegano la responsabilità della loro voce alla sciarpa

Che rapporto hai con le tracce che hai lasciato e che lasci?

Sono disordinata nel quotidiano, ma nella mente sono ordinata... Credo che, forse le amo queste tracce. Il libro: appeno l'ho visto mi ha emozionata, ho pensato all'idea di un figlio

Maria Giovanna Farina


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