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Felice di essere quello che sei

 

Nel dialogo Simposio, Platone narra che in origine gli uomini erano di forma sferica con quattro mani, quattro gambe e doppia faccia; i sessi erano tre: quello maschile, quello femminile e quello androgino (che univa maschio e femmina). Questi esseri erano autonomi e forti della loro interezza, fu così che decisero di sfidare Zeus. Il sommo dio, per difendersi, consigliato dagli altri dei, decise di dividere gli esseri umani a metà. Condannandoli all’eterna ri-cerca della loro metà perduta. I maschi che sono stati divisi cercano la metà dalla quale sono stati separati, le femmine allo stesso modo cercano le femmine, mentre gli androgini che sono stati divisi danno origine ad un sesso che cerca l’altro sesso. Con questo racconto mitologico Platone osserva che effettivamente l’amore altro non è se non la ricerca dell’altra metà nel tentativo di risanare l’antica natura e con questa narrazione dà il via alla sessuologia.

Fuori dal racconto metaforico e al di là della punizione divina, possiamo dedurre che la ricerca dell’altra metà è una spinta connaturata all’essere umano proprio perché l’altra metà è qualcosa che ci manca e per questo ci attrae. Questo esempio di filosofia raccontata spiega in modo semplice, naturale e immediato il concetto di orientamento sessuale omosessuale o eterosessuale; sia che l’altra metà è qualcuno dello stesso sesso o di quello opposto si è naturalmente portati alla sua ricerca. Il mito dice anche che l’unione con l’altra metà ci rafforza e ben sappiamo che quando troviamo la persona giusta tutto diventa più facile e ci sentiamo imbattibili: ri-troviamo l’antica onnipotenza.

Tutto questo raccontare è per dire che è impossibile sfuggire dalla propria natura, chi è omosessuale anche se per motivi socioculturali cerca di limitare la propria inclinazione, combatte una battaglia persa in partenza e cerca invano di allontanare “l’altra metà” che corre incontro a chi si sottrae.

In ultima analisi la spiegazione platonica è utile per iniziare a riflettere sulle discriminazioni a cui è sottoposto chi è omosessuale: può fornire un strumento per uscire da una visione distorta della cosiddetta diversità sessuale, indicando una via alternativa all'accettazione. Gli omosessuali non vanno accettati né tanto meno devono essere spinti ad accettarsi: il termine accettare è di per sé negativo, dobbiamo infatti accettare qualcosa che non ci va bene, ma per forza di cose ce la dobbiamo far andare bene. Chi è omosessuale dovrebbe per prima cosa imparare ad amarsi e ciò potrebbe accadere compiutamente solo se come figlio, fratello, collega si sentisse amato per ciò e per come è. E allora lasciamo fuori dal nostro quotidiano vocabolario il termine accettare in modo da poter compiere un passo avanti significativo per ri-tornare ad una considerazione dell'omosessualità il più vicino possibile a quella che con tanta saggezza, incontaminata dalla morale più retriva, sapeva mettere in risalto il filosofo Platone. Si tratta di un ritornare nel passato che paradossalmente è un andare nel futuro.


Maria Giovanna Farina




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L'accento di Socrate