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Laura Efrikian e la sua passione per la scrittura



Ho avuto il piacere di presentare l’ultimo libro, “Incontri” (Spazio Cultura edizioni), di Laura Efrikian, attrice e scrittrice dalla penna raffinata, che come annuncia il titolo narra gli incontri della sua vita che hanno lasciato un segno. Si tratta quindi di una narrazione autobiografica capace di metterci in contatto con personaggi noti a cui tutti siamo un po' affezionati. Laura ci offre uno scritto capace di aprirci al dialogo con noi stessi, attraverso i suoi incontri possiamo dare risposte ai nostri interrogativi e anche se la sua vita è diversa dalla nostra gli spunti che ci offre sono molto efficaci. Come lei scrive “Per approfondire? No, per ricordare. Affidarsi alla memoria è la volontà dell’uomo di non scomparire del tutto.”

Dobbiamo allo scrittore Alberto Bevilacqua se Laura Efrikian scrive, l’umiltà l’ha fatta a lungo esitare: e pensare che fin dalla più tenera età allungava le piccole manine per prendere un libro dalla biblioteca paterna, tanto amava la scrittura… “Se tu riuscissi a scrivere come parli, potresti diventare una scrittrice, hai un modo affascinante di raccontare, e dietro la bella faccia, dietro ai tuoi occhi mobili, si legge una coscienza, provaci”, le suggerì Alberto Bevilacqua. L’incontro con Vittorio De Sica le consentì invece di superare l’idea che il suo cognome fosse difficile da pronunciare e quindi inadatto per un’attrice.

- Cosa ti ha detto il grande De Sica?

- Era un uomo straordinario, almeno due dei suoi film sono considerati tra i film più importanti della storia del cinema: “Ladri di biciclette” e “Umberto D”. Riguardo al mio cognome seppe convincermi con un esempio: “Un anno sottoposi a un provino una ragazza ciociara molto bella. E le domandai: ‘Come ti chiami?’, rispose in modo spavaldo e disinvolto: ‘Lollobbriggida’!, ‘Per carità’, aggiunsi subito, ‘non è mica un nome da attrice! Lo devi cambiare!’. La piccirella mi guardò fisso negli occhi e rispose altera: ‘L’hann’a imparà!’”.

Un incontro artistico ed umano significativo fu quello con l’attore Giancarlo Giannini con il quale interpretò lo sceneggiato TV David Copperfield, con lui nacque una bella amicizia.

- E cosa mi racconti di Mario Soldati?

- Soldati mi disse, ma è proprio sicura di voler fare l’attrice? – ricorda Laura - io la vedo una chioccia che vive in campagna e che fa tanti figli. Non era proprio azzeccato il discorso per una che debuttava a Cannes!

- Effettivamente poteva sembrare una “strana” profezia…

- Sono passati due anni da quella volta che mi sposai, andai a vivere in campagna e iniziai a fare figli…e pensare che ora in Africa mi chiamano mamma anche se per loro e come dire signora, ma quando te lo dice un bambino è sempre un richiamo alla maternità.

- Ora vivi in Kenia alcuni mesi all’anno

- Lì è molto bello, ma quasi per un gioco del destino gli abitanti sono molto poveri. È tanto triste sapere che non hanno da mangiare, che i bambini sono tutti anemici e che se va bene fanno un solo pasto al giorno. Ti affezioni e devi fare qualcosa per loro. Ci sono persone di buona volontà che aiutano e così riusciamo ad ottenere un qualche risultato.

- È molto interessante ciò che racconti nel tuo scritto a proposito di un ragazzo malato di cancro che hai fatto operare, le tue parole portano ad una riflessione sull’accanimento terapeutico che in occidente pratichiamo. Cosa dice?

- Che la morte fa parte della vita, noi pensiamo di essere eterni invece loro lo sanno benissimo che la morte arriva.

- Qui in Occidente non ci sono più vecchi, affermi nel libro

- Loro non capiscono il nostro accanimento a rimanere giovani o a voler guarire da un male non più curabile, forzando la natura. Perché non lasciare, quando non c’è più nulla da fare, che la vita faccia il suo corso?


Il libro di Laura Efrikian affronta tanti altri argomenti grazie alle persone di cui ci narra le esperienze inedite vissute con loro: da Lucio Dalla, a Gianmaria Volontè, da Pasolini a Giorgio Albertazzi fino a giungere a personaggi incontrati oggi in Africa non famosi ma tanto ricchi di buona umanità. Nel suo narrare non scorda il genocidio armeno, etnia da cui lei stessa prende origine, il nonno era un esule armeno, ed oggi Laura testimonia nelle scuole questa terribile esperienza vissuta dal suo popolo. Il libro si chiude con un omaggio dei suoi amati figli Marianna e Marco scritto da quest’ultimo per la mamma.


Maria Giovanna Farina (Ottobre 2017- Tutti i diritti riservati©) Fotografie di Giuseppe Turati


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