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VERBA VOLANT, SCRIPTA MANENT

Le parole volano, gli scritti rimangono

 

Da queste parole con molta probabilità sono nati i contratti e le relative firme di sottoscrizione, un modo per garantire che le promesse non vengano ritrattate, ma non è di questo che voglio parlare, né di tutto quanto può derivare dalla mancanza di inadempienze contrattuali, bensì della scrittura in quanto memoria individuale e collettiva.

Prendo spunto dalla confidenza fattami da un amico che si rammaricava di non avere nessuna informazione sulla gioventù del proprio padre defunto recentemente. Rimasto senza più nessuno in grado di raccontargli del padre e non avendo trovato nessuno scritto in grado di esaudirlo non sapeva come fare. Suo padre era sempre in giro per lavoro e per vari motivi non era riuscito ad instaurare un rapporto amicale col figlio. Quando abbandoniamo le spoglie mortali permane il ricordo di noi in quanti ci hanno conosciuti, ma il semplice rimembrare è volatile, col tempo tende a svanire, però se abbiamo lasciato qualcosa di tangibile, un’opera d’arte o letteraria o qualunque altra cosa scritta, anche semplici lettere il cui uso purtroppo con l’avvento della posta elettronica è andato perdendosi, appunti, riflessioni, sfoghi, resoconti di avvenimenti, avremo posto qualcosa che testimonierà la nostra e di altri presenza passata sulla Terra anche dopo molti secoli. Sarà sempre più difficile, in futuro, sfogliare nuovi carteggi che in passato tanto ci avevano detto dei loro autori. I più tendono a lasciare proli come continuità delle proprie esistenze, ma anch’esse se non supportate da quanto sopra sono destinate a evanescenza. La scrittura, al contrario, si fa storia e diventa memoria individuale e collettiva dell’Umanità. Quando le memorie neuronali cessano di esistere l’importanza insostituibile della scrittura diventa manifesta. Ai fini di una ricerca avita vale più il rinvenimento di un diario che quella di uno scrigno di gioie che ci fornisce, nella maggioranza dei casi, conoscenze di carattere materiale. Quando si vorrebbero avere informazioni su quanti del nostro asse genealogico ci hanno preceduti e non abbiamo nessuno a cui chiedere, se avessimo la possibilità di esaminare anche solo delle scartoffie scritte dai nostri avi potremmo esaudire, almeno in parte se non in toto, le nostre legittime curiosità. Senza scrittura non avremmo una storia certa, avremmo solo parole, flatus vocis, sommate ad altre parole cui ognuno, dopo ognuno, aggiunge personali pleonasmi e fantasie per l’innato desiderio di presenzialismo, col risultato dell’inattendibile. Scriviamo, scrivete, che ognuno stili un’autobiografia, anche minima e per sommi capi: chi meglio di se stessi sa come siano andate le cose che lo riguardano? E soprattutto scrivete sempre la data completa, personalmente sono riuscito a ricostruire grazie a cartoline, datate e inviate alla famiglia, il percorso che mio padre compì in tempo di guerra durante un lungo trasferimento. Lasciamo tracce del nostro passaggio, potranno servire a chi, un giorno, ignaro del fu, vorrà conoscerlo, non seppelliamole con le mortali spoglie.


Max Bonfanti socio fondatore e vice presidente dell'associazione culturale L'accento di Socrate

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