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  IL TARLO PARASSITA

 

Tempo fa, in un precedente articolo, affrontai il discorso in cui mi chiedevo se il nostro pensiero fosse davvero nostro oppure condizionato dalla cultura di appartenenza, ora, continuando quel discorso, vorrei ampliarlo a ciò che non è necessariamente influenzato tanto dalla cultura di appartenenza quanto da informazioni comuni anche a più culture.

Mi riferisco a quelle che la psicologia cognitiva definisce informazioni parassite, ossia informazioni che agiscono a nostra insaputa nella formulazione dei nostri giudizi e soprattutto nella soluzione dei problemi (problem solving).

Vi sono dei problemi la cui soluzione è compromessa da concetti insiti nel modo di vedere le cose e quindi di ragionare. Faccio un esempio, la parola “coppia”, nel caso di esseri animati, viene concepita dai più come due soggetti della stessa specie e di genere diverso, ma ciò è arbitrario,  possono anche appartenere allo stesso genere. In altri casi, sempre nella soluzione di problemi siamo portati ad aggiungere dati che non vengono forniti e che limitano il campo d’azione rendendo impossibile la soluzione, come nel quadrato di Mayer in cui si devono unire nove punti con quattro linee senza staccare la penna dal foglio: in questo caso si aggiunge arbitrariamente “senza uscire dal quadrato formato dai punti.” In altri casi la soluzione risulta difficile poiché richiede azioni contrarie al buon senso: chi romperebbe a martellate delle perle? Nessuno, credo, eppure per risolvere un problema in cui si chiede di cambiare la sequenza di perle bianche e nere in una collana senza sfilarle, l’unico modo per riuscirvi è quello di romperle.

Tutto ciò porta a ritenere d’attualità quanto diceva Freud quando diceva che l’Io non è padrone neppure in casa propria poiché è sottoposto all’influenza dell’ Es da una parte e del Super-Io dall’altra e se vogliamo possiamo anche aggiungere da tutte quelle informazioni che, intenti repressivi a parte, contribuiscono a mettere in difficoltà ogni nostra decisione.

Senza considerare la pubblicità che riesce ad intaccare anche gli ossi più duri, a volte basta l’opinione di un amico, di un conoscente, di qualcuno che teniamo in considerazione per condizionarci nelle scelte senza che ce ne rendiamo conto se non a scelta avvenuta.

Sono dell’idea che nessuno sia totalmente immune da questo tipo di contagio, anche le menti più forti hanno un punto debole dove il tarlo parassita riuscirà sempre ad introdursi e a modificare quella che crediamo sia una nostra decisione

Decidere, liberi da qualsiasi vincolo di sorta, risulta così un’impresa ardua, pressoché impossibile, ma credere di essere noi a decidere ci conforta, e anche se dovessimo accorgerci del contrario non ci diamo molto peso; in fondo che cos’è l’illusione, sorella della speranza, se non  quello stato mentale che ci dona momenti felici e ci permette di andare avanti anche nei momenti più bui?

Max Bonfanti


Il quadrato di Majer

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