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Memoria corta

C’è chi dice che la storia è maestra di vita, ma dai risultati non si può dire che come maestra sia molto convincente e tanti se ne sono accorti, il filosofo Giambattista Vico (1668-1744), per esempio, è passato alla storia per la teoria dei corsi e ricorsi della storia, di  Nietzsche (1844 – 1900) si ricorda l’eterno ritorno dell’uguale e anche il termine restaurazione che in primis ricorda la Rivoluzione Francese, ci riporta a qualcosa che, dimentico di quanto accaduto, della Storia, tende a ri-proporre ciò che si era cambiato anche a costo di immensi sacrifici umani.

Che dire? La memoria corta o, per meglio dire, la memoria a breve termine ha il sopravvento su quella a medio e lungo termine. Ed è così, per esempio, che nella ex Unione Sovietica Leningrado torna a chiamarsi San Pietroburgo in onore dello zar e Sverdlovsk, Ekaterinburg in onore della zarina.

Restando in casa nostra, chi è in grado di ricordare i nomi di quelle aziende che nel corso della loro esistenza sono balzate agli onori della cronaca per le loro terribili malefatte in campo alimentare?

Ve lo ricordate il vino al metanolo? Il latte radioattivo somministrato ai neonati? Il burro con le unghie di cavallo? Impasti per dolci e alimenti freschi preparati con uova marce e pulcini in decomposizione? Oli adulterati con le sostanze più deteriori? Sostituzione di etichette scadute con altre più rassicuranti? Probabilmente qualcosa qualcuno la ricorderà, ma i nomi delle ditte sarà più difficile. Una stima ottimistica potrebbe essere un 1%, una stima più realistica l’1‰  ma anche in questo caso, probabilmente, sarebbe ancora lontana dalla realtà.

Vi chiederete come è possibile rendere edibili sostanze tanto indigeste, basta una semplice parola: raffinazione. Siate sempre accorti quando su un prodotto alimentare compare la scritta “raffinazione” poiché il più delle volte, non sempre per fortuna, cela prodotti scadenti. Per ognuna delle succitate frodi alimentari, a volte con esito letale per i consumatori, sono finiti sui giornali i nomi di decine di aziende alimentari anche con marchi famosi. Che fine hanno fatto? Sono ancora presenti con i loro prodotti sugli scaffali dei supermercati e continuano a pubblicizzare le loro merci come se nulla fosse accaduto grazie anche a leggi compiacenti che definiscono questo genere di reato non più perseguibile penalmente, ma solo con lievi pene pecuniarie.

MA, sì, c’è un grande MA che permette il continuo perpetrare di certi comportamenti disonesti: la memoria corta dei consumatori, la loro superficialità, la loro voluta ignoranza, il credere che pubblicità sia garanzia di qualità.

Un suggerimento: scrivete i nomi delle aziende coinvolte nelle frodi alimentari e non comprate più niente di quanto producono. Alla fine l’ultima parola è sempre quella del consumatore, naturalmente a patto che la sappia dire.

Max Bonfanti


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