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L'importanza del contesto



Vi siete mai interrogati sull’importanza del contesto? Sarà questo il tema attuale.

Influisce il contesto nella determinazione e valutazione di un comportamento? E se sì, in quale misura?

La risposta alla prima domanda è affermativa, mentre  quella relativa alla seconda varia dal tipo del comportamento e del contesto. È sufficiente assistere ad un programma televisivo a quiz o passare una serata ad un tavolo della roulette per rendersi conto di come il valore del denaro subisca una rapida svalutazione e somme che si guadagnano in un anno di duro lavoro vengano  giocate come fossero noccioline o partecipare ad un’asta all’incanto e offrire più di quanto ci si può permettere oppure trovarsi in una manifestazione e scoprirsi coprolalici.

Cos’è che fa sì che agiamo comportamenti di cui  mai ci saremmo ritenuti capaci?

Quidquid recipitur ad modum recipientis recipitur questo detto degli Scolastici potrebbe fare al caso nostro: non è tanto la sostanza ma il contenitore della sostanza a determinarne la forma. La forma è il modo di esporre un concetto. Si può dire che una persona è poco intelligente sia dicendo senza mezzi termini che è poco intelligente oppure, negando il predicato ed ammorbidendo il concetto con una litote. Cambiando la forma del contenitore non cambia la sostanza del contenuto: se si tratta di acqua sempre acqua sarà. Quindi il contesto si può paragonare al contenitore e il contenuto all’uomo. Ma come può un contesto cambiare l’uomo a volte in modo talmente radicale da mettere in discussione la sua natura umana? La guerra è uno dei contesti dove si scoprono i lati più oscuri dell’uomo, ma per fortuna, anche se in rari casi, anche quelli più sublimi. Aveva ragione Rousseau oppure Hobbes circa la natura intima dell’uomo? Si può rispondere entrambi oppure nessuno dei due. Dal canto mio ritengo che una visione degli stati del mondo manichea non produca benefici all’uomo; affinché possa esistere un buon prodotto è necessario che i vari ingredienti coesistano in un amalgama ben equilibrato in cui la collaborazione sia alla base per il raggiungimento della stessa meta. In mancanza di questo ogni forza potrebbe agire per conto proprio, la meta non sarebbe più la stessa e i risultati potrebbero essere anche molto nocivi sia per il singolo che per la società. In ogni individuo coesistono da sempre sia il bene che il male, l’importante è non lasciarsi troppo condizionare dal contesto storico circostanziale che spesso tende a scindere i componenti dell’uomo verso quello che Freud chiamava disimpasto pulsionale. Si creerebbe la situazione che Stevenson seppe ben rappresentare nel famoso romanzo “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”. Il dottor Jekyll aveva impiegato lunghi studi e complessi procedimenti chimici per creare il signor Hyde, ma per trasformare gli individui spesso basta molto meno, è sufficiente modificare il contesto.

 Max Bonfanti





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L'accento di Socrate