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Tre domande all’autore del libro autobiografico

A piedi nudi sui miei ciottoli, ed. Iride

 


Cosa ti ha spinto a scrivere un libro autobiografico? 

La mia autobiografia non ha nulla di autocelebrativo. È un tentativo,  viceversa, di riportare a galla fatti e vicende come la mia che in quell'epoca di grande sofferenza per una povertà incredibile ma dignitosa erano comuni a molte persone del mio ceto sociale. Il mio è una specie di testamento per mio figlio che nulla sapeva della mia infanzia, ho voluto che gli rimanesse in eredità buona parte del mio vissuto di quegli anni. 

Come medico che valore attribuisci alla scrittura di sé?


Non mi sono mai posto il problema se essere medico migliora o no l'intensità di uno scritto. Certo è che il contatto con gente che soffre umanizza molto quanto scaturisce dal profondo dell'anima.     

Cosa ti ha lasciato scrivere questo libro?

La consapevolezza che sono riemersi dall'oblio fatti che sarebbero di sicuro andati persi. Quando qualcosa viene dimenticata è come se si cancellasse un pezzo di storia. La mia vita da piccolo non aveva nulla di importante ma mi ha dato l'occasione per ricordare anime perse e neglette delle quali nessuno più ricordava nulla...eppure a ben guardare dopo più di mezzo secolo hanno acquisito un valore aggiunto di forza  vitale che durante la loro esistenza è stato sempre loro negato.

Maria Giovanna Farina presidente dell'associazione culturale L'accento di Socrate

(Tutti i diritti riservati©)


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